Coltivazione della Canapa

Coltivare in Italia La cannabis light con il nostro clima è perfetto per farlo, non per niente siamo stati storicamente tra i maggiori produttori di canapa al mondo.

Ci possono essere molti motivi per coltivare canapa: la pianta ha applicazioni alimentari, farmaceutiche, ricreative e industriali, in particolare nei tessuti, nella carta e nella bioedilizia. Per questo può rivelarsi un’ottima coltura da reddito.

La coltivazione in Italia è legale, a patto di seminare varietà di canapa industriale a basso contenuto di THC. Scopriamo quindi come si fa a far crescere questa pianta in campo, vedremo poi anche i requisiti di legge e come la cannabis può rappresentare una fonte di guadagno.

La Pianta di Canapa

La canapa che viene coltivata prevalentemente è una pianta annuale dioica, ovvero esistono esemplari con fiori femminili ed altri con fiori maschili, aventi diverse caratteristiche morfologiche.

Ufficialmente questa specie viene classificata nella famiglia delle Cannabinacee, e nell’ordine delle Urticali. Anche se si tratta di un punto dibattuto si individuano due o più sottospecie di Cannabis:

La cannabis sativa, usata prevalentemente per fibra e olio.

La cannabis indica, tipica dei paesi caldi e usata prevalentemente per scopi terapeutici e spirituali.

L’arbusto si presenta con una lunga radice fittonante che può arrivare fino a 2 metri di profondità e un fusto verticale ruvido, e robusto, di altezza variabile (da 75 cm a 6 metri) a seconda della varietà seminata e della tecnica di coltivazione impiegata.


Perché coltivare canapa

Coltivare cannabis è un’attività da prendere in considerazione per molte ragioni: economiche, agronomiche ed ecologiche.

Prima di avviare un impianto è importante decidere cosa ci interessa ottenere. Possiamo avviare una coltivazione di canapa industriale, volta a ottenere fibre, coltivare canapa per ottenere i semi, interessantissimi in campo alimentare anche per l’olio che si ottiene, oppure possiamo coltivare per le infiorescenze, interessanti per il contenuto di cannabinoidi.

La scelta della varietà e del metodo di coltivazione sarà differente a seconda di cosa si vuole raccogliere. Si può comunque anche intraprendere una coltivazione mista.

Guadagnare con la canapa

Dal punto di vista economico si tratta di un’attività agricola che può diventare fonte di reddito. La canapa ha tantissime applicazioni possibili: in campo terapeutico, alimentare, ricreativo, tessile, nella bioedilizia.

Le varie parti di pianta (infiorescenze, semi, foglie, fibre) possono essere impiegate in diversi modi e questo rendere la coltivazione di canapa un’attività potenzialmente remunerativa.

La canapa migliora il terreno

Dal punto di vista agricolo e agro ecologico la canapa è una coltura miglioratrice del terreno, quindi si può inserire nelle rotazioni portando valore al suolo dell’azienda agricola.

Inoltre si tratta di una specie dall’effetto depurativo sul suolo: come fito estrattore la canapa può smaltire eventuali sostanze inquinanti che contaminano il suolo.

Coltivare canapa legale

A livello di normative oggi coltivare cannabis light è perfettamente legale, non è neppure necessario possedere una partita IVA agricola.

I vincoli principali per coltivare legalmente sono l’impiego di varietà certificata e la comunicazione alle autorità dell’attività di coltivazione.

Bisogna seminare una varietà catalogata nel registro europeo delle sementi, perché secondo la legge si possono coltivare solo varietà di canapa a basso contenuto di thc. Appena avvenuta l’emergenza delle piantine, bisogna compilare un’apposita “dichiarazione di coltivazione” della canapa da consegnare alla più vicina stazione delle Forze dell’Ordine.

Abbiamo approfondito questo tema in un articolo dedicato proprio alla normativa vigente sulla coltivazione di canapa.

Preparare il terreno

La canapa è coltivata in tutte le regioni a clima temperato – umido: richiede terreni soffici, profondi, permeabili e fertili. L’eccessiva temperatura nella prima fase di sviluppo può causarne la fioritura precoce, fenomeno che risulta assai nocivo sia per la qualità sia per la quantità del prodotto. È bene seminare su terreni profondi almeno 70 cm e drenanti.

La pianta di canapa non teme le gelate tardive, per cui si coltiva bene anche in nord Italia, quando è ben radicata risponde bene ai periodi di siccità. Quello che non sopporta è il ristagno idrico, letale per la radice a fittone della pianta, una buona lavorazione servirà proprio ad evitarlo.

La lavorazione del terreno

Le lavorazioni meccaniche del terreno iniziano con l’aratura e proseguono, prima della semina, con un’erpicatura o fresatura per sminuzzare la parte superficiale e preparare così il letto di semina. Non dimentichiamo che la pianta di cannabis ha una radice fittonante e profonda, è bene preparare il suolo per accoglierla e garantire il giusto drenaggio dell’acqua in eccesso.

In piccola scala con attrezzi manuali si fa una vangatura e una zappettatura superficiale.

Il momento della lavorazione è anche utile per apportare eventualmente concime.

Metodi di concimazione

La sostanza organica è molto utile per incrementare la possibilità di ottenere produzioni qualitative di cannabis, per cui è utile apportarla. Come altre colture da rinnovo, la canapa prospera bene anche su compost o stallatico non molto maturi.

Una tecnica di fertilizzazione biologica tradizionale per la canapa è il sovescio. Consiste nel seminare un erbaio autunno-vernino misto, con prevalenza di leguminosa, che viene interrato al momento dello sviluppo di una cospicua biomassa. L’interramento deve avvenire almeno un mese prima della semina, per consentire una sufficiente decomposizione della biomassa vegetale che altrimenti può danneggiare i germogli.

La semina della canapa

Per coltivare questa pianta si comincia dalla semina, che conviene effettuare direttamente in campo. La canapa in Italia si semina in primavera. La prima cosa importante è scegliere quale varietà coltivare.

Scegliere la varietà

Prima di cominciare a seminare dobbiamo ovviamente procurarci la semente. Coltivando per le infiorescenze è importante mettere una specie dioica, in cui basta eliminare i maschi per ottenere fiori privi di seme. Esistono moltissime varietà di cannabis light che possiamo decidere di coltivare, con il vincolo che siano tra quelle registrate nel catalogo europeo per contenuto di thc.

Ci sono ottime varietà italiane, come Carmagnola ed Eletta Campana, che possono essere la prima scelta perché perfette per il nostro clima e con un corretto contenuto di CBD e THC. Il discorso sulle varietà è complesso, merita un approfondimento a parte.

Periodo di semina

La semina della canapa va effettuata quando il terreno non è troppo bagnato e non si rischiano forti brinate. Sta all’agricoltore individuare il periodo migliore per la semina nel proprio territorio.

Siccome le piante giovani sono sensibili alla mancanza d’acqua è importante non ritardare troppo la semina: bisogna arrivare al clima caldo e siccitoso dell’estate con piante alte oltre il metro, che saranno ben radicate a fondo e capaci di autonomia idrica.

Densità di semina e sesto d’impianto

Il quantitativo di semente da utilizzare varia in base allo scopo della coltivazione. La coltivazione da fibra prevede densità elevata che forza lo sviluppo delle piante in altezza e prevenire la ramificazione del fusto. La coltivazione da seme invece richiede una maggior ramificazione della pianta per massimizzare il raccolto e quindi una maggior distanza di interfila. Ovviamente si può scegliere anche un compromesso, attuando una coltivazione mista.

Possiamo utilizzare fino a 50 kg di semente ogni ettaro per le piantagioni da fibra e circa 20 kg ogni ettaro per la coltivazione da seme.

In generale un impianto fitto ha il vantaggio di soffocare le infestanti, molto importante in agricoltura biologica perché si traduce in un minor lavoro di sarchiatura.

Metodo di semina

La canapa si semina per file, i semi vanno messi a circa 1,5 o 2 cm di profondità. Possiamo farlo manualmente oppure usando una seminatrice se prevediamo di coltivare un’ampia superficie.

La coltivazione della cannabis

Dopo aver seminato la pianta comincia la coltivazione, che si rivela in genere poco impegnativa. La canapa è una pianta resistente, poco soggetta a malattie e parassiti animali, e poco esigente in materia di irrigazione. Ricordiamoci all’emergere delle piantine di dar comunicazione alle autorità della nostra coltivazione, per fare tutto secondo la legge.

Se si sceglie una coltivazione con metodo biologico si può ambire a una miglior valorizzazione del prodotto sul mercato. In molti casi, sia per l’uso alimentare che terapeutico, le aziende acquirenti richiedono come requisito una canapa bio.

Irrigazione

La canapa è una coltura che non necessita di molta irrigazione, mentre teme il ristagno. Una volta che la pianta si sviluppa resiste bene alla siccità. Nel Sud Italia, in particolare in Puglia, è vivamente consigliato predisporre di un impianto irriguo per garantire il fabbisogno idrico (3000 mc/ha), mentre al centro nord si riesce a coltivare anche in assenza di irrigazioni artificiali.

Gestione delle erbe infestanti

La coltura da fibra, data la sua elevata densità e la forte velocità di crescita delle piante, è fortemente competitiva con tutte le comuni infestanti ed in genere non necessita di interventi per il controllo delle malerbe, se vengono eseguite in modo tempestivo le operazioni di semina.

La coltivazione da seme invece, per via del sesto d’impianto più largo, beneficia di una sarchiatura, in particolare subito dopo l’emergenza delle giovani piantine.

La canapa può soffrire particolarmente per la presenza di alcune specie spontanee: il convolvolo (Convolvulus poligonium), può opporsi allo sviluppo delle piante, attorcigliandosi intorno allo stelo che continuerà a crescere, seppur a stento. L‘Orobanca ramosa (Phelipea ramosa) e la fanerogama Cuscuta europea, che si aggrovigliano attorno al piede della pianta succhiandone i nutrimenti.

Riconoscere i maschi

Se vogliamo coltivare per cogliere le infiorescenze ci interessano solo fiori femminili non fecondati.

Per questo motivo è essenziale saper riconoscere gli esemplari maschili ed eliminarli in modo che non rovino il raccolto.

Il sesso della pianta si riconosce già in fase vegetativa, la femmina produce più foglie. Durante la fioritura le differenze diventano evidenti. Le piante maschio vanno tolte il prima possibile, basta un esemplare a fecondare e quindi rovinare, parecchi fiori femminili.

Ovviamente se si coltiva per il seme invece è essenziale la fecondazione e quindi la presenza di fiori maschili diventa un requisito.

La Raccolta

Raccolta del fiore

L’infiorescenza deve esser raccolta al suo miglior sviluppo, quando contiene una maggior concentrazione di sostanze del suo fitocomplesso. Il fiore da canapa light si coglie a mano, verrà poi essiccato a bassa temperatura, con un essiccatore.

Come periodo possiamo dire che la fioritura nel clima italiano avviene in estate, a luglio. Dopo circa un mese i fiori sono pronti da cogliere, tra agosto e settembre.

Raccolta del seme

I semi vengono coltivati in genere su ampia scala, la raccolta avviene con mietitrebbia avente battitore assiale e doppia ventilazione.

Il seme inizia a maturare tra agosto e settembre. La maturazione è scalare, comincia dalla parte apicale e dalla parte terminale dei rami. Perciò è necessaria esperienza diretta per individuare il momento giusto per cogliere.

Una volta raccolti i semi devono essere essiccati entro 12 ore per evitare che fermentino. In zone calde si può seccare anche all’aperto.

Raccolta per la fibra

Se si vuole ottenere la fibra vanno raccolti gli steli, con falciatrice tradizionale a denti e rotoimballatrice.

Dopo la falciatura, vanno lasciati in campo una settimana per macerare, in caso di pioggia anche qualche giorno in più. Verranno poi raccolti in rotoballe, come avviene per il fieno. Far asciugare bene prima di roto-imballare è fondamentale: l’umidità dovrà essere intorno al 13%. Le rotoballe vanno poi conservato al riparo dall’umidità della notte e dall’eventuale pioggia.

Caratteristiche botaniche

Cannabis Sativa L., questo il nome botanico della canapa. Si tratta di una specie vegetale appartenente alla famiglia delle cannabinacee, la stessa a cui appartiene il luppolo, ordine delle urticali.

È una pianta a ciclo annuale primaverile-estivo, che può essere coltivata benissimo nel clima italiano. La pianta di cannabis è un arbusto dal fusto eretto e angoloso, si sviluppa fino a sette metri di altezza, con le foglie opposte palamato-sette, lanceolate.

L’apparato radicale fittonante può raggiungere i due metri di profondità in condizioni favorevoli, garantendo alla pianta stabilità e resistenza.

Riproduzione: varietà dioiche e monoiche

La Cannabis per sua natura è una specie dioica, presentando un esemplare maschile morfologicamente distinto dall’esemplare femminile, come accade nella specie umana. L’aspetto peculiare che differenzia i due sessi è il fiore. Quello del maschio è composto da 5 sepali al cui interno si sviluppano altrettanti stami, che hanno la funzione di contenere miliardi di microgranuli di polline.

La funzione del fiore maschio è proprio quella di produrre il polline, poi diffuso per via anemofila (cioè trasportata dal vento). Il fiore femminile si presenta sotto forma di calice, da cui dipartono due filamenti chiamati pistilli, a forma di V, che hanno la funzione di catturare il polline del maschio e dare vita al seme.

L’uomo, dal 1960, ha poi sviluppato anche le varietà monoiche, nelle quali l’organo riproduttivo maschile e femminile si trova sullo stesso esemplare e le piante sono quindi tutte uguali. Queste varietà si possono perciò definire autofecondanti, in quanto sono state selezionate appositamente per la produzione del seme.

Le varietà dioiche, in cui solo le femmine impollinate producono semente, sono scelte per la produzione di fibra perché presentano il 50% di esemplari maschi, mentre un campo coltivato con varietà monoica presenterà invece tutti gli esemplari portatori di semi.

Le varietà di canapa

Ci sono varie scuole di pensiero nel classificare i diversi tipi di canapa ma la teoria più accreditata è che la cannabis appartenga a un’unica specie con numerose varietà.

Le varietà di canapa sono diverse migliaia: circa 400 quelle autoctone, tantissime altre sono le tipologie di ultima generazione, selezionate negli ultimi trent’anni.

La classificazione storicamente considerata divide le varietà in tre sottospecie: indica, sativa e ruderalis. Dal punto di vista morfologico le differenze tra questi tre tipi di canapa si riscontrano nello sviluppo della pianta e nella forma delle foglie, oltre che nel contenuto dei principi attivi presenti nell’infiorescenza.

Indica è quella che cresceva e cresce nella parte orientale del pianeta, la sativa quella che si è sviluppata nella parte occidentale, la cannabis ruderalis quella presente in Europa dell’Est, come Russia e Ucraina.

Proprietà della cannabis

La cannabis contiene circa seicento sostanze chimiche, si tratta del cosiddetto fitocomplesso. Di queste, 140 sono individuate attualmente alla famiglia dei cannabinoidi, perlopiù concentrati nelle infiorescenze, il resto sono terpeni e flavonoidi.

Cbd e thc sono i cannabinoidi più conosciuti e studiati ad oggi. Il Cbd (cannabidiolo) è una molecola che funge da antagonista chimico del thc (tetraidrocannabinolo) e ha una composizione ben definita che è unica in ciascun esemplare. Ha effetti terapeutici sull’organismo umano e animale, interagendo con tutti i nostri sistemi (nervoso, articolare, gastrointestinale, muscolare e immunitario) ed è presente in differenti concentrazioni per ciascuna varietà.

Il thc è la molecola, con altrettanta formula specifica per ciascuna varietà, responsabile degli effetti psicotropi sull’organismo. Anch’esso ha effetti terapeutici ma quando si parla del potere curativo della cannabis bisogna considerare l’effetto dell’intero fitocomplesso che ogni pianta presenta. Cioè: i cannabinoidi di sintesi e i medicinali a base di questi non saranno mai validi come il fitocomplesso per intero perché è la sinergia tra le sostanze tutte che rende la cannabis un medicinale privo di effetti collaterali rischiosi.

La coltivazione di canapa nella storia

Quando trattiamo di coltivazione di cannabis in Italia stiamo parlando di una coltura antichissima e fortemente radicata nei nostri territori, è bene fare un po’ di storia per tenerlo a mente.

La coltura della canapa affonda le sue radici ben 13.000 anni fa, nel 11,000 Avanti Cristo. Questo è il periodo in cui è datato il primo ritrovamento di polline in Italia, nei pressi del lago di Albano, nel Lazio.

La coltivazione è introdotta in Europa dall’Asia centrale, a opera dagli sciiti nel IV secolo a.C.

Durante il periodo dell’impero romano la canapa si coltiva per uso tessile, viene utilizzata per produrre cordame, tele, alimenti, droghe grazie alla resistenza delle sue fibre. A proposito di cordame, la nave Amerigo Vespucci, varata nel 1931, porta ancora le tele e le corde di canapa. La cannabis è coltivata a scopo tessile in tutto il mondo fino alla seconda guerra mondiale.